A cosa si riferisce quando si parla di paesaggio?
Il paesaggio è una porzione di territorio come appare abbracciata dallo sguardo di un soggetto. Il termine è usato soprattutto per vedute caratterizzate da bellezze naturali o da interesse storico, artistico o ecologico.
Se cerchiamo nel dizionario De Mauro, scopriamo che si definisce “paesaggio” l’aspetto di un luogo, di un territorio quando lo si abbraccia con lo sguardo ma anche la particolare conformazione di un territorio risultante dagli aspetti fisici, biologici e antropici (cioè legati all’attività dell’uomo).
Qual è il significato del termine “paesaggio”?
Il termine “paesaggio” deriva dalla commistione del francese paysage con l’italiano paese. Il suo significato più tradizionale è fornito dalla pittura (perché sono le arti visive che hanno guidato l’evoluzione nel tempo del concetto, almeno fino al secolo scorso) e vuole indicare una visualizzazione di quella realtà concreta che è appunto
Come si configura il paesaggio?
Il paesaggio configura la forma del paese, creata dall’azione cosciente e sistematica della comunità umana che vi è insediata, in modo intensivo o estensivo, nella città o nella campagna, che agisce sul suolo e che produce i segni della sua cultura.
Qual è il diritto al paesaggio?
Il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua progettazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo. In questo senso è forse oggi possibile cominciare a parlare di diritto al paesaggio.
Quando nasce il paesaggio come genere autonomo?
La nascita del paesaggio come genere autonomo risale alla seconda metà del Quattrocento, quando Leonardo da Vinci datò un disegno sul paesaggio dell’Arno nel 1478. A questo isolato esempio seguì nel 1494 la serie di acquerelli di Dürer legati alla rappresentazione del paesaggio alpino durante il suo primo viaggio dalla Germania all’Italia.